Il 2020 è un anno che ha confermato le tendenze social che vedevamo in costante crescita negli anni precedenti, probabilmente per via delle forti limitazioni sociali che hanno contribuito a portare online molti dei momenti e delle abitudini che prima erano dedicati esclusivamente o in gran parte all’offline.

Una di queste è sicuramente l’influencer marketing!

Il web è infatti sempre più popolato di persone che, per vari motivi, riescono a captare l’interesse degli utenti social, diventando così punto di riferimento per le aziende alla ricerca di ambassador e notorietà.

Mentre negli scorsi anni il successo era riservato in gran parte ai grandi influencer che contano milioni di seguaci, abbiamo da qualche anno assistito alla nascita di una nuova tipologia di figure: i micro-influencer. Si tratta di coloro che annoverano un pubblico fino a 20.000 persone e che trovano la loro forza in un rapporto diretto e poco filtrato con le persone che li seguono. La percezione positiva e poco costruita che i follower hanno di questi personaggi ha fatto sì che i Brand abbiano cominciato ad utilizzarli sempre più per promuovere i propri servizi e i propri prodotto, nonostante i numeri in assoluto non esorbitanti.

Quindi, parafrasando il titolo del nostro articolo, consigliamo alle aziende che decidono di affidare la propria brand awareness ad un influencer, di non farsi attrarre principalmente dal numero dei follower ma di prestare attenzione alla natura etica del testimonial: la credibilità dei contenuti prodotti è più importante del numero di follower, poiché è il vero fattore capace di avvicinare gli utenti al Brand.

Nel concludere, condividiamo con voi una riflessione sul lavoro che svolgiamo nella nostra agenzia: da anni abbiamo deciso di caratterizzare la nostra creatività e i relativi processi di comunicazione proponendo ai clienti lo studio dell’anima dell’azienda, per permettere loro di comunicare i valori più autentici, garanti di differenziazione e fidelizzazione.